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"Grande è la forza di richiamo che risiede nei luoghi." (da Cicero)

Neomegalodon

Questi grandi bivalvi dominavano le piane di marea della maggiore piattaforma carbonatica del Triassico - non per nulla denominata Dolomia principale - che non solo ricopriva uniformemente tutte le Dolomiti, ma si estendeva su gran parte della Tetide occidentale. La dolomitizzazione ha prodotto quasi sempre lo scioglimento del loro spesso guscio, lasciando visibile il contenuto della conchiglia.

Pachycardia

Questo mollusco bivalve costituisce il 90% dei fossili che ritroviamo negli strati dei ‘tufi a Pachycardia’, che non a caso hanno questo nome! Sono dei sedimenti grossolani (arenarie e conglomerati a ciottoli arrotondati di origine vulcanica) tipici dell’Alpe di Siusi, e si tratta di depositi fossili con organismi che vivevano sulle rive delle isole vulcaniche, dove il moto ondoso era molto intenso. La Pachycardia, infatti, aveva un guscio molto spesso che la rendeva resistente alle forti sollecitazioni delle onde marine.

Daonella

Le daonelle sono molluschi bivalvi tipici del Triassico medio (247-237 milioni di anni fa). Il loro guscio sottile e appiattito è irrobustito da costolature radiali che, insieme alla forma della conchiglia (circolare o triangolare) sono le loro caratteristiche specifiche. La Daonella lommeli è una delle specie più grandi e diffuse, visibile spesso nelle rocce formatesi in ambienti marini aperti. Questo suggerisce che potesse vivere sospesa nell’acqua, grazie proprio alla sua conchiglia ampia e sottile.

Claraia

Questo mollusco bivalve, come le altre specie del genere Claraia, è uno degli organismi che meglio si adattarono alle condizioni ambientali critiche delle acque marine costiere subito dopo la grande crisi biologica di 252 milioni di anni fa. Che l’ambiente fosse davvero quasi invivibile è provato dal fatto che non si trovano altri organismi associati alla Claraia, evidentemente l’unica in grado di sopravvivere in quelle condizioni.